martedì 4 gennaio 2022

Fondo Nuove Competenze: perché la parola “almeno” del milleproroghe 2021 non ci piace per niente

Nel Dlgs del 17 dicembre 2021 n. 215, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 dicembre 2021, all’Articolo 11 ter si legge quanto segue: 

Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita l’ANPAL, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto sono ridefiniti:

  • i limiti degli oneri finanziabili a valere sulle risorse del Fondo di cui all’articolo 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, comunque prevedendo almeno gli oneri relativi ai contributi previdenziali e assistenziali delle ore destinate alla formazione;
  • le caratteristiche dei datori di lavoro che possono presentare istanza, avendo particolare attenzione a coloro che operano nei settori maggiormente interessati dalla transizione ecologica e digitale
  • le caratteristiche dei progetti formativi. 

A prescindere da una certa ambiguità del secondo punto, che sembra (e speriamo non sia vero) voler limitare in qualche modo la platea delle imprese e dei lavoratori interessati dal contributo (come se le competenze in altri settori, anche se nuove, siano di minore importanza), cerchiamo di capire che significa la parola “almeno” nel primo punto.

Questa parte infatti sembrerebbe limitare sostanzialmente i rimborsi per il costo dei lavoratori in formazione sul Fondo Nuove Competenze alla sola parte contributiva, che rappresenta normalmente meno di un terzo del costo totale del lavoratore comprensivo della retribuzione. La parola “almeno” quindi sembra più che altro essere un espediente per far abituare tutti all’idea del taglio, magari prefigurando qualche spicciolo in più, che poi non arriverà. Di fatto lascia libero il Ministero di limitare il contributo ai soli costi contributivi.

Tanto lavoro perso e l’ennesima occasione sprecata

Qualora l’orientamento del Governo fosse confermato entro il 20 di febbraio (data corrispondente alla scadenza indicata per l’attivazione del nuovo sportello Fondo Nuove Competenze) gran parte del lavoro fatto in questi mesi di preparazione delle domande andrebbe perduto.

Va detto infatti chiaramente che le domande all’ANPAL richiedono tempi di preparazione lunghi, e vanno redatte, almeno in bozza completa, prima in vista di un probabile “click day”, per questo il settore è attivo già dalla chiusura del primo sportello (30 giugno 2021).

Infatti, anche se il nuovo sportello resterà aperto per qualche mese, sicuramente le risorse (500 milioni) per le nuove domande verranno esaurite in poco tempo.

Tuttavia, a queste condizioni le imprese non trovano più un vantaggio serio nel finanziamento e rischiamo che rinuncino, nella maggior parte dei casi, ad importanti iniziative formative per l’aggiornamento e lo sviluppo delle competenze dei lavoratori.

Il perché è evidente, citando per chiarezza dei costi “medi” del personale: a fronte di un rimborso di circa 4-5 euro a lavoratore per la sola contribuzione, l’impresa dovrebbe comunque accollarsi almeno altri 10/15 euro di costo del lavoratore stesso (mancato reddito) più i costi della docenza (dai 30 ai 50 euro medi orari per gruppo d’aula) più i costi della progettazione e gestione, più i costi della certificazione delle competenze (obbligatoria).

Non ci siamo proprio.

Troviamo dunque questa norma apportatrice di grande incertezza per una leva di sviluppo e cambiamento, quale quello della formazione continua, che nonostante sia reiteratamente citata come strategica in tutti i documenti governativi, è già colpita duramente da due anni dalla scarsità di risorse messe a disposizione dai Fondi Interprofessionali a causa della contrazione dei contributi INPS per la crisi determinata dal COVID e della trattenuta governativa di 120 milioni annui.

Per quanto riguarda quest’ultima va detto che la cifra (nell’ordine di quasi il 20% del totale) verrà parzialmente “sbloccata” per il 2022/23 solo a valle di anticipazioni da parte dei Fondi per la formazione dei cassintegrati, processo lento ed incerto che non tutti i Fondi si sentono di intraprendere.

Poca attività sulle politiche attive per l’aggiornamento professionale

Allora ancora una volta siamo a constatare come le politiche attive siano sempre la “cenerentola”, di cui si parla tanto ma che nessuno sostiene veramente, restando quindi sempre sospese tra l’assistenzialismo a pioggia e la più miope visione di tipo puramente contabile.

Una volta tanto che una policy statale finanzia sostanzialmente il risultato (certificazione delle competenze) anziché il mero conteggio delle ore erogate, arriva proprio qui il “taglio” del 70-80% delle risorse effettivamente dedicate. Ripeto: non ci siamo proprio.

Appello al Governo ed alle Parti Sociali

Invitiamo dunque il Governo ed in particolare il Ministero del Lavoro tenere conto di queste considerazioni, che non sono personali, ma di un’intera categoria dei tecnici del settore, nonché di imprese e lavoratori.

Anche le Parti Sociali devono fare la loro parte in questo caso, mobilitando imprese e lavoratori per ottenere quello che è giusto e che è già stato erogato da migliaia di soggetti con successo nel 2021.

 

 

 

 

sabato 16 maggio 2020

Il Decreto “Rilancio” parla di formazione ma le toglie quasi tutte le risorse

Pubblicato il 16/5/2020 sulla base della bozza, emendato il 22/05/2020 sulla base del testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Il tanto sospirato Decreto per il rilancio dell’economia e del lavoro in Italia dopo il Covid-19, approvato nel Consiglio dei Ministri del 13 maggio scorso è un poderoso strumento dotato ben 266 articoli. Per quanto riguarda la formazione, l’Art. 88 prevede l’attivazione di un “Fondo Nuove Competenze” costituito presso l’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), con una dotazione iniziale di 230 milioni di euro a valere sul Programma Operativo Nazionale SPAO (Sistemi Politiche Attive per l’Occupazione). Questo Fondo serve a finanziare percorsi formativi durante parte dell’orario di lavoro che derivano da intese tra le Parti Sociali relative alla rimodulazione dell’orario stesso per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa. Il Fondo copre gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali. A tale Fondo possono partecipare, con una quota delle risorse disponibili nell’ambito dei rispettivi bilanci e previa intesa in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, i Programmi Operativi Nazionali e Regionali di Fondo Sociale Europeo, i Fondi Paritetici Interprofessionali nonché, per le specifiche finalità, il Fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori.
Su questa parte, già esiste una perplessità di fondo sul ruolo dell’ANPAL in quanto ente erogatore di risorse di Enti terzi già preposti esattamente allo stesso ruolo, con il rischio di non poter aggiungere nulla a quanto già si fa, ma anzi, di rallentarlo e complicarlo ulteriormente.
Si spera dunque che del Decreto da emanare entro sessanta giorni dalla entrata in vigore del decreto “Rilancio”, saranno individuati criteri e modalità sostenibili e più razionali di applicazione della misura e di utilizzo delle risorse.
Tuttavia un elemento meno evidente del Decreto, ma forse il più “letale”, è l’Art.126 che parla implicitamente di formazione, perché prolunga la sospensione del versamento dei contributi INPS a carico delle imprese, già attiva da aprile 2020, fino al 16 settembre 2020. All’interno di tali contributi è compreso lo 0,30% che dal 2003 può essere destinato ai Fondi Interprofessionali. Normalmente questo importo viene scorporato dall’INPS a valle dei versamenti e versato ai Fondi Interprofessionali scelti dalle imprese con un ritardo medio di circa 6 mesi rispetto alla data di pagamento del relativo F.24 da parte dell’impresa.
Possiamo quindi immaginare che i Fondi Interprofessionali non incasseranno il periodo aprile – agosto 2020 (cioè ben 5 mesi di versamenti) prima del marzo 2021. Inoltre ovviamente è prevista un’ampia rateizzazione di questi contributi arretrati e, com’è prassi, l’INPS versa queste somme ai Fondi solo dopo che la rateizzazione si è conclusa per cassa, di solito tramite un c.d. “saldo” che viene versato nel novembre dell’anno successivo a quello della chiusura per cassa. C’è quindi il rischio concreto che una buona parte del 50% dei versamenti previsti per il 2020 giunga ai Fondi nel 2022 avanzato.
A tutto questo dobbiamo aggiungere la flessione complessiva dei versamenti dovuta al grande mote ore di cassa integrazione (durante la quale lo 0,30% non viene versato) e, banalmente, alla perdita di posti di lavoro a causa della crisi.
I Fondi sono già corsi ai ripari facendo slittare dai 6 ai 9 mesi le scadenze degli avvisi, dimezzando di fatto le risorse disponibili per il 2020 e “spalmandole” verso il 2021.
Ci chiediamo però se chi ha redatto queste norme si sia reso conto fino in fondo che sta chiedendo molto ai Fondi nello stesso momento in cui gli sottrae un importantissimo flusso di cassa. Proprio nel momento di cui la formazione dovrebbe essere la leva principale della ripresa e non solo un “parcheggio” come purtroppo, tristemente e per l’ennesima volta, si rileva dal’Art.88.
I Governo quindi si deve ricordare che, se vuole utilizzare i Fondi  Interprofessionali per le politiche di “Rilancio” questi soggetti devono essere opportunamente sostenuti. A titolo di esempio nel 2004 il Governo sostenne i Fondi compensando in parte la diminuzione dello 0,30% (che fu portato da Tremonti allo 0,10%) con un versamento ad hoc, che fece recuperare la metà di quanto perso.
In una fase di emergenza, in cui persino la UE è più tollerante verso gli “aiuti di stato”, potremmo con un altro piccolo sforzo portare a casa le risorse per compensare il gap e rilanciare veramente la nostra “economia della conoscenza”.

mercoledì 17 luglio 2019

Fondi Interprofessionali: aiutiamo gli Enti ad usarli meglio



Anni di esperienza ci dicono che anche chi opera da tempo con i Fondi Interprofessionali può aver bisogno di un momento di studio e di aggiornamento per:

• Avere una visione più strategica del sistema
• Conoscere gli ultimi importanti cambiamenti normativi
Aumentare l’efficienza dell’Ente
• Conoscere meglio le differenze tra i Fondi
Profilare al meglio le imprese rispetto ai Fondi
• Conoscere lo scenario dell’attuale “quasi mercato” nel quale operano 21 Fondi Interprofessionali;
“Fare squadra” tra tutto il team dell’Ente, superando la visione compartimentata del processo;

nonché:

• Approfondire le tecniche di rilievo dei fabbisogni, progettazione, budget e gestione dei Piani finanziati dai principali Fondi come ad esempio Fondimpresa ed il relativo Conto Sistema.

Spesso inoltre il turn – over del personale non consente di dedicare alle nuove risorse l’attenzione richiesta, un breve momenti di formazione aiuta a riallineare le competenze.

Per questo assieme ad altri colleghi, abbiamo messo a punto una serie di percorsi personalizzabili dedicati esclusivamente ai team di lavoro degli Enti di formazione (dipendenti, collaboratori, titolari, soci, stagisti, etc.).

I corsi sono tenuti da noi presso gli Enti stessi, nei tempi e nei modi concordati.

Le docenze vengono svolte da:

Giovanni Galvan  (clicca per vedere il profilo Linkedin) 

Barbara Pigoli   (clicca per vedere il profilo Linkedin) 

e, ove richiesto, da altro personale molto esperto del settore.

Per qualsiasi informazione scrivete a giovanni.galvan63@gmail.com 

NB. per i singoli professionisti interessati siamo disponibili ad organizzare aule su Roma e Milano, contattateci!


martedì 8 gennaio 2019

Quota 100, Reddito di Cittadinanza e Fondi Interprofessionali: dove sono gli operatori?


Ancora una volta la politica prova a mettere le mani sulle scarse risorse per la formazione continua gestite dai Fondi Interprofessionali (siamo ormai a circa 900 Milioni l’anno per 10 milioni di lavoratori, al netto del prelievo ormai fisso di 120 Milioni) per utilizzarle per le politiche passive, in questo caso “quota 100” (qui i Fondi potrebbero abbatterla a quota 97 o addirittura 94 in qualche caso) e per la formazione dei disoccupati nell'ambito del reddito di cittadinanza.
La poca documentazione che filtra in merito a tali scelte indica, innanzitutto nella terminologia, che resta ancora grande la confusione nelle teste dei legislatori tra Enti Bilaterali, Enti Bilaterali per la Formazione, Fondi Interprofessionali, Casse etc.
Ma la cosa che risulta ancora più evidente è come anche stavolta queste decisioni vengano prese senza una adeguata interlocuzione. 
Questo non solo perché sicuramente il Governo non la cerca (né d'altronde neanche i precedenti lo hanno mai fatto in maniera convinta e sistematica), ma anche perché le Parti Sociali che promuovono gli stessi Fondi hanno un atteggiamento non omogeneo e spesso poco consapevole, anche a livello tecnico – normativo dello strumento a loro disposizione e d'altronde non sono del tutto contrarie alle politiche passive che sono per loro meglio comprensibili (e redditizie sotto il profilo del tesseramento).
Quindi chi difende i Fondi Interprofessionali come l’unico strumento rimasto per sviluppare politiche attive del lavoro e di sviluppo dell’imprese? In questo momento sostanzialmente nessuno, tanto meno imprese e lavoratori che purtroppo ne hanno scarsissima conoscenza e, soprattutto, non capiscono che si tratta di un loro diritto (pagato peraltro) e non ne comprendono fino in fondo le possibilità.
In tutto questo gli operatori del comparto della formazione, che pure sono parte di un sistema ampio ma allo stesso tempo molto omogeneo per tipologia di lavoro, finalità, metodi, organizzazione, etc. non sono mai riusciti ad organizzarsi in forma di una rappresentanza credibile verso le Istituzioni e, perché no, anche verso i Fondi stessi.
A mio parere è arrivato invece il momento di organizzarsi. 
Inutile pubblicare articoli sul web pieni di lamentele, bisogna agire, coordinarsi e chiedere un tavolo di confronto a tutti i livelli. Ci sono già alcune Associazioni di Enti di Formazione ed i professionisti della formazione, ma quello che manca è un luogo di confronto (potremmo definirlo un “Forum”) e di organizzazione delle iniziative, magari in concerto con altre categorie (es. gli Ordini Professionali, le Associazioni di professionisti non ordinistici, etc.) e quelle Parti Sociali che, in totale autonomia politica, vogliano accompagnarne l’azione verso il Governo.
Invito quindi tutti i rappresentanti di questi organismi a mettersi in contatto, organizzarsi e creare momenti di incontro e di scambio sui temi delle politiche attive del lavoro.
Per questa iniziativa non è quindi importante definire “chi comanda” (o meglio “chi si mostra”), elemento che finora ha bloccato molte battaglie importanti, ma organizzare dissenso e proposte in modo organico nel rispetto delle singole individualità. Non è facile, ma se ci pensiamo bene, tutti quanti la pensiamo allo stesso modo sull'importanza della formazione continua e professionalizzante per i lavoratori occupati.
Quindi basta piangerci addosso, organizziamoci e facciamoci sentire, non solo per la nostra professionalità, ma anche per lo sviluppo del Paese e per non perdere questo prezioso patrimonio utile allo sviluppo ed all'innovazione del nostro tessuto imprenditoriale.

lunedì 10 dicembre 2018

Seconda parte del mio articolo sul "quasi mercato" dei Fondi - dopo ANPAL

Salve a tutti,

è uscito il mio articolo sul "quasi mercato" dei Fondi Interprofessionali sul numero 3/2018 di dicembre 2018 della rivista FORME (vedi sito www.forme.online ) intitolato "Come cambia il “quasi mercato” dei Fondi" dedicato alla situazione dopo la Circolare ANPAL del 2018.



E' possibile scaricare il PDF dell'articolo qui

La rivista è cartacea e si può ricevere per abbonamento.

E' ad oggi l'unica nel settore della formazione e delle politiche attive del lavoro e raccoglie commenti ed articoli aggiornati ed interessanti su tutti gli aspetti di questo settore.

lunedì 1 ottobre 2018

E' uscito il mio articolo "Il quasi mercato dei Fondi Interprofessionali" sulla rivista FORME

Salve a tutti,

è uscito il mio articolo sul "quasi mercato" dei Fondi Interprofessionali sulla rivista FORME (vedi sito www.forme.online )



E' possibile scaricare il PDF dell'articolo qui

La rivista è cartacea e si può ricevere per abbonamento.

E' ad oggi l'unica nel settore della formazione e delle politiche attive del lavoro e raccoglie commenti ed articoli aggiornati ed interessanti su tutti gli aspetti di questo settore.